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Cosa è l’usufrutto?
Usufrutto è un termine legale che spesso si sente menzionare quando si parla di proprietà e diritti di utilizzo di beni.
È un concetto complesso e importante nel diritto civile, che regola i diritti e gli obblighi di coloro che ne sono titolari. Tecnicamente è un diritto reale e l’aggettivo deriva dal termine latino “res”, che significa cosa. E’ un diritto su un bene di cui altri è proprietario.
L’usufrutto conferisce infatti ad una persona il diritto di godere dei benefici di un bene di proprietà di un’altra persona, senza diventarne il proprietario. In altre parole, l’usufruttuario ha il diritto di utilizzare, occupare, e trarre profitto da un bene, ma non ha il diritto di vendere quel bene a terzi; può solo trasferire l’usufrutto.
La persona che concede l’usufrutto è chiamata “nudo proprietario”, mentre colui che ne è titolare è l’“usufruttuario”.
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Come funziona l’usufrutto?
L’usufrutto può riguardare qualsiasi tipo di bene, come una casa, un terreno, un’azienda o un portafoglio di investimenti. L’usufrutto viene concesso mediante un atto notarile quando ha per oggetto beni immobili o anche per testamento.
Il documento definisce i diritti e gli obblighi dell’usufruttuario, come ad esempio l’obbligo di mantenere il bene in buone condizioni o di versare un canone mensile al nudo proprietario.
In più l’art. 985 c.c. prevede che l’usufruttuario abbia diritto a un’indennità per i miglioramenti che sussistono al momento della restituzione della cosa; ad es. se su un terreno costruisce una casa, questa diventa di proprietà del nudo proprietario, che però dovrà pagargli questa indennità.
L’usufrutto dura al massimo fino alla morte dell’usufruttuario, poi si estingue. Quando l’usufrutto si estingue il nudo proprietario torna pieno proprietario.
Durante il periodo di usufrutto, l’usufruttuario ha il diritto di vivere nella proprietà dell’immobile oggetto di usufrutto, raccogliere i redditi generati dalla stessa (come il canone se si tratta di un immobile locato). L’usufruttuario deve anche mantenere la proprietà in buono stato e può essere responsabile dei costi di manutenzione.
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Donazione con riserva di usufrutto
E’ frequente che un genitore doni ad un figlio/a la nuda proprietà di un immobile riservandosi l’usufrutto. In questo modo egli continua a godere del bene ed alla sua morte il figlio/a diventerà pieno proprietario. Le regole sulla successione considerano perciò questa donazione come donazione della piena proprietà, non della sola nuda proprietà.
Ciò rileva per i diritti che hanno i discendenti ed il coniuge sull’eredità del defunto, perché la donazione viene considerata come anticipo dell’eredità. Chi ha ricevuto la donazione della nuda proprietà dovrà quindi calcolare nella propria quota il valore della piena proprietà determinato al momento in cui muori il donante.
Una recente sentenza della corte di cassazione ha confermato una regola in materia di usufrutto: il diritto all’indennità che spetta all’usufruttuario per i miglioramenti apportati al bene, si trasferisce agli eredi dell’usufruttuario. E’ una regola che deriva da una particolare interpretazione dell’art. 985 del codice civile, perché lì si parla di restituzione, mentre se l’usufruttuario muore, non c’è alcuna restituzione, l’usufrutto si estingue.
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Cosa è l’usufrutto congiuntivo
Tuttavia non sempre l’usufrutto si estingue al momento della morte dell’usufruttuario, perché esiste anche l’usufrutto congiuntivo. Si ha usufrutto congiuntivo quando i titolari sono più persone, allo stesso modo in cui si può essere comproprietari di un bene.
Quando l’usufrutto è congiuntivo ed uno dei titolari muore, l’usufrutto non si estingue, ma si accresce agli altri contitolari.
Si pensi al genitore che dona la nuda proprietà di un immobile ad un figlio/a, riservandosi l’usufrutto. Se il genitore è sposato, al momento della morte l’usufrutto si estingue ed il figlio diventa pieno proprietario, potendo mandar via di casa l’altro genitore, Infatti qui è più che dubbio che operi il diritto di abitazione del coniuge superstite, perché la proprietà della casa non è dell’altro coniuge, che l’ha donata al figlio/a.
Se tuttavia il genitore che dona la nuda proprietà della sua casa al figlio/a riserva l’usufrutto congiuntivo a sé ed all’altro coniuge, quando uno dei due morirà, l’usufrutto si accrescerà all’altro per tutta la durata della vita del coniuge superstite
Questa è la soluzione migliore per cautelarsi da figli poco riconoscenti: soino un avvocato e di figli così ne ho visti molti di più di quanti ci si possa immaginare.
Considerazioni Finali
L’usufrutto congiuntivo è una forma flessibile di “quasi proprietà” condivisa che può essere adattata alle esigenze e alle circostanze individuali. Tuttavia, è importante stabilire chiaramente gli accordi e le quote di partecipazione in modo da evitare controversie future.
La consulenza legale e fiscale è spesso consigliata quando si considera l’usufrutto congiuntivo, poiché le implicazioni possono variare in base alla situazione specifica. Prima di stabilire un usufrutto congiuntivo, è consigliabile consultare un avvocato esperto in diritto successorio per garantire che sia la scelta giusta per le vostre esigenze e che sia strutturato in modo adeguato.
Tutelare i propri diritti
Lo studio Ticozzi Sicchiero & Partners offre la propria assistenza anche in materia di diritto della proprietà.
Per evitare dispute legali è sempre una buona regola rivolgersi a un professionista per un parere legale.
Se ciò non fosse sufficiente o qualora nascessero delle controversie è sempre possibile tutelare i propri diritti facendo ricorso alla mediazione civile. Una procedura obbligatoria che permette di raggiungere un accordo stragiudiziale che ha il valore della sentenza del tribunale.
Se l’accordo fallisse sarà poi sempre possibile avviare un giudizio ordinario.
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