Schiamazzi notturni dalla strada: risarcimento?

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La Cassazione affronta il problema degli schiamazzi notturni: una sentenza che ristabilisce la tranquillità

La recente sentenza n. 14209/2023 emessa dalla Corte di Cassazione ha affrontato l’annoso tema degli schiamazzi notturni su ricorso di una coppia che ha fatto causa al proprio Comune di residenza per ottenere dall’amministrazione, oltre alla riduzione del rumore, il risarcimento di tutti i danni subiti per i rumori provenienti dalla strada sotto casa.

La sentenza 14209/23 rappresenta un punto di svolta per tutti coloro che sopportano o hanno dovuto sopportare schiamazzi notturni provenienti dalla strada.

I fatti di causa:

La causa è stata originariamente instaurata avanti il Tribunale di Brescia che aveva accolto la richiesta della coppia di condannare il Comune ex art. 844 c.c. “alla cessazione immediata delle predette immissioni ovvero alla messa in opera delle necessarie misure per ricondurre alla normale tollerabilità le immissioni medesime”.

Successivamente la Corte d’Appello di Brescia rigettava le domande della coppia spiegando che il Comune non poteva essere ritenuto responsabile degli schiamazzi notturni dei clienti dei locali presenti nella strada incriminata perché non esisteva alcun provvedimento del Comune che concedesse di tenere aperto fino a tardi o di usare maggior suolo comunale.

In questo senso i locali in strada erano solo un’occasione di assembramento perciò il potere-dovere di intervenire in capo all’ente locale non poteva essere riferito a un generico dovere di tutelare la quiete pubblica ma va ancorato a precise disposizioni di legge per non sfociare in attività arbitrarie.

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Il ricorso in Cassazione: una questione di schiamazzi notturni

La coppia di Brescia faceva quindi ricorso in Cassazione.

Nel ricorso spiegava che la Corte d’Appello aveva sbagliato a decidere perché l’attività della Amministrazione Comunale deve svolgersi nei limiti posti dalla legge e dal generale divieto di neminem laedere (non danneggiare gli altri), essendo quindi responsabile specie qualora emergano gravi pregiudizi per i beni primari della salute e della proprietà privata, che gli enti hanno il compito istituzionale di tutelare.

Secondo i ricorrenti tale obbligo per il Comune si trova nella legge: (anche) negli artt. 6 e 14 della legge n. 447/1995 (legge quadro sull’inquinamento acustico), artt. 50 e 54 del d.lgs. n. 267/2000 (testo unico sugli enti locali), art. 15 della legge della regione Lombardia n. 13 del 2001 (sulla vigilanza e controllo dei Comuni in materia di inquinamento acustico) e artt. 26 e 28 del regolamento del Comune convenuto in materia di rispetto della quiete pubblica.

La Cassazione condanna l’amministrazione: il diritto alla tranquillità

La Cassazione accoglie il ricorso stabilendo due principi.

  • Il primo è che l’Amministrazione Comunale è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni con ciò potendo essere condannata sia al risarcimento del danno (artt. 2043 e 2059 c.c.) patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione dei diritti alla salute, alla vita familiare e di proprietà.
  • Il secondo, di conseguenza, è che l’Amministrazione stessa può essere condannata ad un obbligo di adoperarsi per riportare le immissioni di rumore al di sotto della soglia di tollerabilità.

La domanda della coppia infatti non riguarda provvedimenti assunti dall’Amministrazione, ma proprio l’attività stessa del Comune che è soggetta al principio di “non danneggiamento altrui” (neminem laedere).

Ora la Corte d’Appello dovrà decidere applicando questi principi quindi valutando la domanda di risarcimento del danno proposta dalla coppia calcolando il valore del risarcimento per i danni subiti dagli schiamazzi notturni.

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La sentenza n. 14209/23 come ultima tessera di un quadro più ampio

Questa regola è stata affermata da tempo e con argomenti importanti.

Ad esempio, il TAR dell’Abruzzo (sent. n. 213 del 23.5.23) ha spiegato che il mantenimento dei livelli di rumore entro i limiti stabiliti dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 è correlato alla tutela della salute umana e del riposo delle persone.

L’art. 2 della L. n. 447 del 1995 definisce l’inquinamento acustico: può provocare fastidio e disturbo alle attività umane, danni agli ecosistemi e agli ambienti abitativi e esterni.
Pertanto, ai sensi dell’art. 9 il Comune può emettere ordinanze contingibili e urgenti per proteggere la salute pubblica e l’ambiente.

Anche il Tar della Campania (sent. n. 7776 del 13.12.2022) ha confermato che il comune ha il potere e il dovere di intervenire per fermare i rumori molesti, ma deve effettuare accertamenti concreti sulla rumorosità prima di vietare le attività commerciali.

Come tutelare i propri diritti in caso di schiamazzi notturni?

Nel caso si patissero gli schiamazzi notturni provenienti dalla strada è possibile avviare un dialogo con l’amministrazione comunale interessata prima di agire in giudizio per il risarcimento dei relativi danni. E’ anzitutto possibile fare ricorso alla procedura di mediazione civile.

Questa, oltre che comportare dei vantaggi fiscali per chi la attiva, permette di tentare di raggiungere un accordo stragiudiziale che ha lo stesso valore di una sentenza del tribunale a costi ridotti. Inoltre, nel caso dovesse fallire, è un presupposto molto importante per il successivo giudizio avanti il tribunale competente che terrà conto del comportamento tenuto dalle parti nel corso della mediazione per la condanna al pagamento delle spese di giudizio.

Rassegna delle norme sull’inquinamento acustico

UNIONE EUROPEA:

LEGGI NAZIONALI:

  • 447/1995 – Legge quadro sull’inquinamento acustico;
  • P.C.M. 14.11.1997 – Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore;
  • P.C.M. 05.12.1997 – Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici;

LEGGI REGIONALI:

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