Caparra confirmatoria e violazione contrattuale: che cosa è e come funziona

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Caparra confirmatoria e violazione contrattuale: quali differenze rispetto a un acconto?

Si sa che la caparra è una somma di denaro che viene consegnata quando si conclude un preliminare, chi promette di vendere una casa vuole essere certo che l’altra parte si impegni seriamente.
Ma come funziona la caparra secondo il codice civile?

L’art. 1385 non dice cosa sia la caparra, ma indica che se una parte consegna all’altra “a titolo di caparra” una somma di denaro”, al momento dell’adempimento la somma va imputata al prezzo. Da questo punto di vista la caparra è un acconto.

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La caparra in caso di inadempimento

Se invece il contratto non viene adempiuto, tutto dipende da chi sia la parte che non lo esegue. Si parla sempre di caparra confirmatoria e violazione contrattuale.

Quando è inadempiente quella che ha consegnato la caparra, chi l’ha ricevuta può recedere dal contratto e trattenerla. Invece se è inadempiente chi l’ha ricevuta, l’altra può recedere e farsela restituire assieme ad altra somma di pari importo, come risarcimento.

In questo modo il danno è calcolato preventivamente e, come si comprende, la parte più protetta è quella che ha ricevuto la caparra, perché ha già i soldi altrui a disposizione.

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Il risarcimento ordinario

Caparra confirmatoria e violazione contrattuale: la parte che non è inadempiente può anche decidere di non limitare il danno alla caparra, se quello effettivo sia superiore. Il codice dice però che, in questo caso, si applicano le regole normali dell’inadempimento del contratto e quindi bisognerà dimostrare in giudizio il danno effettivamente subito.

Se la prova è insufficiente, può essere che il risarcimento sia negato del tutto oppure che sia ridotto rispetto alla misura della caparra. La cassazione conferma che i due rimedi sono alternativi, o uno o l’altro: Cass., 16/04/2021, n. 10178.

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Le indicazioni dei giudici: un assegno come caparra?

Spesso si consegna come caparra un assegno bancario, ma il codice prevede una somma di denaro. Quindi chi ha ricevuto l’assegno deve metterlo all’incasso, altrimenti quell’assegno è una garanzia impropria, non una caparra.

Se poi si accerta che l’assegno è a “vuoto” dopo averlo trattenuto per tanto tempo, allora non si può contestare tale fatto.

La cassazione dice che chi ha preso l’assegno e non lo ha messo all’incasso è in mala fede e deve considerare l’assegno come una caparra regolare, senza rifiutare l’adempimento: Cass., 31/03/2022, n. 10366.

Il momento della consegna

Secondo l’art. 1385 c.c. la caparra viene consegnata al momento della conclusione del contratto: si parla di natura reale (dal latino res) della consegna.

Nel caso del contratto preliminare si dice che possa essere consegnata anche dopo, ma prima che si dia esecuzione ad eventuali obblighi previsti nel preliminare. Nel frattempo “non si producono gli effetti che l’art. 1385 ricollega alla consegna in conformità della natura reale del patto rafforzativo del vincolo“.

Questo vuol dire che se si realizza un inadempimento prima della consegna della caparra, la misura del danno non è automaticamente determinata: Cass., 29/11/2022, n. 35068.

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La definitività del recesso

Quando si esercita il diritto di recesso previsto dall’art. 1385, il contratto si scioglie e l’altra parte non può più rimediare al proprio inadempimento: ormai è troppo tardi, come indica Cass., 13/04/2022, n. 12032.

Ovviamente le parti possono cambiare idea e mantenere il contratto nonostante il recesso, ma devono essere d’accordo entrambe, la volontà della sola parte inadempiente non basta, come indica Cass., 18/01/2019, n. 1454.

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La gravità dell’inadempimento

Per recedere dal contratto e far valere la caparra non basta che l’altra parte sia inadempiente ad un obbligo qualsiasi del contratto. Infatti l’art. 1455 c.c. prevede che l’inadempimento debba essere di “non scarsa importanza” per sciogliere il contratto.

La cassazione conferma appunto che occorre un “inadempimento colpevole e di non scarsa importanza in relazione all’interesse dell’altro contraente“ per recedere: Cass., 8/08/2019, n. 21209.

Come tutelare i propri diritti: l’aiuto di un professionista

Gli argomenti ora trattati nella vita di tutti i giorni non si presentano in modo così semplice e spesso si complicano più del necessario.

Quali comportamenti fanno determinare il diritto a tenere la caparra? Se invece è chi ha tenuto la caparra che deve restituirla come posso intimargli la restituzione? Che cosa succede accetto la caparra e poi chiedo comunque il risarcimento dei danni?

L’aiuto di un professionista richiesto subito può permettere di risolvere questi problemi in fretta e di pagare molto meno rispetto a quando, sorti problemi coi parenti, si cominciano cause interminabili e prosciuga portafogli.

Lo studio Ticozzi Sicchiero & Partners offre la propria assistenza nella redazione dei contratti e per la tutela legale dei diritti. Si potrà anzitutto inviare una diffida formale ad adempiere rilevando il comportamento che integra una violazione contrattuale.

Se non bastasse si potrà avviare una mediazione civile che permette, a costi ridotti, di tentare di raggiungere un accordo stragiudiziale che ha il valore di una sentenza del tribunale. Se anche questo accordo dovesse fallire si potrà sempre rivolgersi al tribunale competente avviando un giudizio di merito.

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